L'ETICA DI SPINOZA
Giorgio Colli
Da "Etica"(Roma, 2004, Universale Bollati e Boringhieri)

dall'ampiezza di questa rete, che egli getta sulle cose, tentando di afferrarle e di stringerle. Ma ciò che conta ugualmente, è la qualità del tessuto di questa rete. La bava del ragno deve essere rilucente e uniforme, e tenue abbastanza da ingannare la preda.
È la forza dello sguardo, che stabilisce questa unità, lucida e avvolgente.
 
Per profondità di un filosofo, si intende appunto ciò, e, dopo i greci, nessun filosofo è stato profondo nella misura di Spinoza.
Chi si accinge a leggere l'Etica, si trova anzitutto di fronte a difficoltà grandissime: le definizioni, gli assiomi, le proposizioni, gli scolii, si presentano come bastioni inespugnabili, quasi isolati e ostili gli uni agli altri.
 
Ma approfondendo l'indagine, cioè scendendo nei cunicoli sotterranei di ciascun bastione, si scoprono i collegamenti. Per inoltrarsi nel buio di quelle gallerie, occorre possedere un cuore fermo, e un occhio notturno. I contrasti tra i pensieri spinoziani vanno attenuandosi, man mano che si segue centrifugamente la loro concatenazione.  
E chiunque si compiaccia di indugiare sull'incompatibilità di due proposizioni, dovrebbe ragionevolmente dubitare dell'ampiezza del proprio respiro intellettuale, prima che della coerenza di Spinoza.

 Perché il punto dove convergono i pensieri di costui – l'unità della sua visione – è sepolto in un abisso, e occorrono giorni e mesi di meditazione, per scavare sino in fondo il pozzo di ogni singola proposizione.
Spinoza con le sue parole miti, ma terribili, suggerisce agli uomini la liberazione dai miti della religione e della filosofia, dalla credenza nel libero arbitrio, dalla millenaria superstizione sul valore assoluto del bene e del male.
Eppure, ancor oggi il bene e il male sono concetti assoluti, e il finalismo domina le menti degli uomini.

In Spinoza il problema della conoscenza non si divide dal problema morale.
Così in ogni parte della sua opera.
L'antitesi fra razionalismo e irrazionalismo, cui da secoli tutti soggiacciono, è guardata dall'alto, secondo la prospettiva del conatus.
Il crepaccio che separa l'individuo dal tutto viene saldato, senza danno né per l'una né per l'altra parte.
Attraverso la cosa singola si può giungere intuitivamente alla totalità:
la tesi mistica è dimostrata con la ragione.

Spinoza è un'unità, mentre il mondo moderno è una molteplicità frantumata.

La voce di Spinoza giunge a noi da lontano, sommessa; non chiede di essere ascoltata.

L'Etica ha la fermezza di un tempio, in un paesaggio disabitato: se sapremo contemplarlo, penetrare devoti nel suo interno, conosceremo il divino.