Giancarlo Sacconi

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Il percorso politico

Ho sempre considerato l'appartenenza socialista una scelta coraggiosa e qualificante, perché rispettosa di una visione propria, lontana da posizioni di comodo, garantite dall’adesione ad uno dei due grandi partiti del tempo, DC e PCI.
Questo esigeva la disponibilità culturale ad una combattività continua, in quanto forte era la contrapposizione con la “balena bianca” e “l’armata rossa”, che non facevano ovviamente sconti.
Un modo di difendersi dallo schiacciamento, fu individuato da Craxi nella possibilità, offerta dagli equilibri elettorali, di essere l’ago della bilancia tra i due schieramenti nelle giunte locali, ciò che permetteva di allearsi con lo schieramento avverso a quello dell’alleanza principale di turno.
Quella che poteva sembrare una condizione favorevole, cioè allearsi ora con l'uno, ora con l'altro dei due grandi partiti, in periferia, creava in realtà una inedita situazione di difficoltà nella lotta politica quotidiana.
Era come trovarsi in una trincea duplice, costretti a difendersi o ad attaccare alternativamente sui due fronti. Un dato comune che ha attraversato la nostra vita democratica, è stata l'alleanza sotterranea tra DC e PCI, per motivi di rispettiva convenienza prima, e di convinzione dopo l’89 e la caduta del muro.
La DC si proclamava diga contro il comunismo e la rivoluzione, e il PCI si presentava come partito rivoluzionario, e diga contro il sistema borghese.
Così la sopravvivenza dell’uno, garantiva quella dell’altro.
La conseguenza pratica era che noi socialisti eravamo prigionieri di un gioco di sponda sotterraneo e non detto, che trovava ampie schiere di cultori nei due partiti.
E poiché le nostre ragioni il più delle volte non venivano ascoltate, abbiamo imparato ad alzare la voce.
Lo stesso Craxi fu più volte additato a campione di arroganza. In effetti era solo un po’ timido, ma per farsi valere è stato costretto a sgomitare.

Dopo il ’48 perciò l’Italia è stata fondamentalmente governata da un solo regime. Quello di DC e PCI, i quali litigavano in pubblico e si accordavano sottobanco.
Può sembrare una sintesi semplicistica, perché la gente invece si divideva eccome.
Ma una cosa è certa: il PCI non poteva sperare di fare la rivoluzione perché a causa degli accordi di Yalta l’URSS gliela precludeva e la DC,  resasi ben conto diu questo limite, lasciò ampi spazi di manovra al PCI, di cui si trovano molte tracce nella storia della stesura della Costituzione Italiana.
E quando alcuni settori della sinistra più ideologicizzata si accorsero dell’imbroglio, scattò la deriva terroristica con i lutti e gli assassinii che ne derivarono, mai registrati prima nella lotta politica in Italia.

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