Giancarlo Sacconi

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L'Etica di Spinoza-3

 

L’uomo non è al centro dell’Universo.

“deus sive natura”
Dio come natura
Dio coincide con la natura.
Questa è l'affermazione scandalosa di Spinoza, quasi uno slogan.
Non esiste un Dio personale come nelle religioni storiche, l'ebraismo, il cristianesimo o l'Islam.
La natura coincide con Dio, e noi siamo parte della natura, che è la sola libera. Noi siamo sostanzialmente causati, determinati, da tutta una serie di eventi di cui ci sfugge alla fine il senso.

La Provvidenza.

Ma l’ETICA e anche scandalosa perché nega la Provvidenza.
Non esiste un disegno divino che favorisca la natura umana o gli uomini.
L'intera natura quella che noi chiamiamo esterna, il nostro corpo, ma anche quella che chiamiamo interna, le nostre passioni, la nostra mente, non sono guidate da un ordine provvidenziale.
Il mondo non è fatto per noi, l'uomo non è padrone, non è come lo definiva un quasi contemporaneo, Francesco Bacone, il viceré dell’Altissimo. Il mondo non è costruito per fare favori a noi. Quindi le piante crescono, il nostro corpo si sviluppa, ma questo non ha niente a che fare con il volere della Provvidenza. Sono dei meccanismi, delle strutture che non sono fatte per noi, ma che possiamo tuttavia utilizzare.

Spinoza e la religione.

Spinoza è stato il primo a dimostrare il carattere storico della Bibbia, e cioè che non c'è nessuna rivelazione divina, ma sono i modi attraverso i quali gli ebrei soprattutto nel periodo delle persecuzioni, babilonese e prima ancora egizia, spinti dal dolore, spinti dalla speranza, hanno immaginato un Dio che avesse con loro un patto di salvezza e li portasse come popolo scelto, riferito da Dio, a vincere i propri nemici e sopravvivere.
Naturalmente per lui i profeti non erano dei pazzi, erano delle persone esacerbate dagli eventi storici, avevano profetizzato l’ira di Dio, la vendetta di un Dio che non veniva obbedito, oppure la speranza che il popolo di Israele sopravvivesse a tutte le calamità.
 La religione si basa sulla paura e sulla speranza. La religione si distingue sostanzialmente dalle superstizioni, come dirà uno Spinoziano come Freud, la superstizione è una religione privata, la religione è una superstizione pubblica.
 Gesù fa eccezione in Spinoza. Spinoza distingue Gesù dalla Chiesa e crede che il Cristianesimo abbia svolto una forma di educazione indiretta nei confronti delle moltitudini. Quindi c'è qualche sfumatura, ma sostanzialmente si distrugge in questo modo la posizione secondo cui esiste una vita dopo la morte, esistono punizioni e premi, inferno e paradiso e si afferma che l'eternità è qui e ora.

 

 


 

 






 

L’eternità.

I latini pensavano che l’eternità non è dimostrabile, ma che noi ci sentiamo eterni e facciamo esperienza dell’eternità, in vita.
Ma l’eternità non significa che noi viviamo per sempre e che la nostra vita si salva rispetto alle miserie e ai dolori o alla morte stessa.
Spinoza, che conosceva bene la tradizione, sa che l’eternità da Plotino a Boezio, non implica una durata infinita della vita, cioè che noi non moriremo mai. Con Plotino, egli pensa che l’eternità sia vita e come diceva Boezio, pienezza di vita. Quella pienezza di vita che possiamo sperimentare continuamente nei momenti solenni e gravi dell'esistenza.
 Il tempo per contrasto è una emorragia di vita, una perdita, il sangue della vita che se ne va.
 Quindi l’eternità e il tempo non rappresentano opposizione tra una durata infinita della vita e una durata breve, ma opposizione tra un’intensità del vivere e una perdita di energia vitale.

Il Conatus.

Per Spinoza l'uomo non è solo un animale razionale, ma è un animale desiderante. L'essenza dell'uomo non è Ratio, ma Cupiditas, desiderio. Un desiderio che si misura attraverso un termine tratto da Galileo: Conatus. Cioè la quantità di forza o di energia che può diminuire o aumentare.
Ciò che abbassa il nostro potere di esistere e quindi l'eternità, sono le passioni tristi.
L’odio, l’ira, l'invidia, la gelosia, tutte queste passioni depressive abbassano il nostro potere di esistere e quindi l'eternità, ci precludono quel senso di pienezza della vita o di eternità.
Le passioni tristi ci opprimono.
È invece la gioia, quella che aumenta il nostro potere di esistere.
Questa è l'essenza della filosofia spinoziana.

 


 



Le passioni.

Per Spinoza le passioni sono ineliminabili. La presenza della natura è il segno dell’influenza di tutto ciò che ci circonda, dai raggi solari che vengono da lontano, alle trasformazioni interne, a quelle che noi chiameremmo cellule. Spinoza parla di molteplicità degli elementi del corpo. Noi siamo fatti di tante parti e queste tante parti influiscono direttamente sul nostro fisico e anche sulla nostra mente.
Dunque le passioni non si possano eliminare perché sono la presenza della natura, al di fuori di noi, per semplificare, e dentro di noi, che non è comprimibile.
Quindi c'è in Spinoza questa idea di una indissolubilità dell'elemento corporeo e dell'elemento mentale o spirituale.
Nell'etica Spinoza ha tre grandi blocchi,
·        immaginazione
·        ragione
·        amore intellettuale di Dio.
Tutti e tre questi livelli implicano una non accettazione del dualismo cartesiano: corpo e anima sono due facce della stessa medaglia.
Ecco perché per Spinoza non c'è immortalità personale, ma noi siamo eterni dentro Dio, noi siamo parte di Dio, che è come dire che siamo Dio.
L'uomo, anche se non è una sostanza separata rispetto alle altre, è fatto però di una parte che sopravvive in qualche modo, cioè il COGITO, il pensiero, con cui noi conosciamo cose che fanno parte della nostra sostanza interiore. Pensiamo, ad esempio, ad entità geometriche, abbiamo delle idee.
Dall’altra parte c’è il corpo fisico, che persiste anch’esso, ma in mutazione, perché quando si corrompe diventa parte della natura.