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Giancarlo Sacconi

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Società

L'azione responsabile

C’è sempre qualcosa di vagamente sgradevole a star meglio dei propri simili, un certo disagio di fronte a chi sta peggio, e quando quei simili si contano a miliardi la cosa è ancora più sgradevole.
Meglio che appartenere ad un club è stare in mezzo ai tanti.

Comunque, ciò che conta è l’azione responsabile nel mondo. Azione responsabile non vuol dire adesione cieca e totalizzante ad una astratta normativa etica, ma adesione e contributo allo sviluppo della vita sociale, nell 'ambito delle proprie forze fisiche e culturali. Se il centro è l’azione responsabile nella concretezza della vita di ogni giorno, è su questa che bisogna concentrarsi.

Se qualcuno chiede aiuto, bisognerebbe comportarsi e agire come se al mondo non ci fosse nessun altro fuori di te, ma non si deve passare la vita alla ricerca di chi ha bisogno di aiuto.

Nella realtà avviene quasi sempre il contrario. Grande attività nella ricerca di chi ha bisogno di aiuto in paesi lontani, possibilmente esotici, e naturalmente poveri, in un attivismo che rasserena la coscienza di tanti neo-francescani, oltre che ad assicurare una remunerazione a coloro che lavorano nelle basi organizzative italiane. Chi chiede aiuto in patria, invece, viene sistematicamente ignorato.

Non solo, la nostra società si arroga il diritto di giudicare e di infliggere all 'individuo dei castighi tremendi, con estrema superficialità. Così, non si rende nemmeno conto di ciò che fa. Essa abbandona l 'uomo a se stesso dopo che ha subito una punizione, senza attendere controprove. Lo abbandona proprio nel momento in cui dovrebbe invece manifestarsi il suo più alto dovere verso di lui. Poi, vergognandosi del suo atto, fugge quegli stessi che ha punito (specie se assolti dalla legge!), come si evita un creditore da cui non è facile liberarsi.

Dopo una lunga esperienza in cui si è cercato di far prevalere, abbastanza inutilmente, le proprie convinzioni, rimane un amarezza di fondo nei confronti delle istituzioni e di alcuni costumi sociali. Ma bisogna considerare i limiti della propria condizione e superare questa sensazione di insoddisfazione. 


Una Società non è solo insieme numerico, ma è una entità culturale.

Lo stesso dicasi per l 'uomo. Un uomo individua un qualche cosa di interessante, lo condivide con un altro uomo che ha trovato qualcos 'altro di interessante. Si crea così un arricchimento complessivo di cui beneficiano entrambi, e che può essere trasmesso ad altri ed arricchirsi ancora. Ma se si vive isolati o nell 'ambito di un clan o nel villaggio, difficilmente si viene a contatto con idee diverse e complementari. E il web non sopperisce a questa difficoltà di scambio. Anche gli strumenti della Tecnica subiscono un impoverimento dall 'isolamento dell 'uomo. L 'esempio tipico è di quello che ha inventato la ruota, ma non il perno. E di un altro che ha inventato il perno ma non la ruota. Se non si incontreranno la ruota che gira non verrà alla luce. Più in generale, tutte le invenzioni sono la somma di intuizioni di diversi uomini.

Si può ricordare, ad abundantiam, che anche Aristotele sosteneva che l 'uomo era un animale sociale, anzi "politico". Anche i lupi e le scimmie sono animali sociali, infatti vivono in branco. Essere animale politico vuol dire essere dotato di logos, cioè di pensiero e linguaggio, cioè essere qualcosa di più. E lo siamo perchè c 'è una molteplicità di persone che si legano l 'una all 'altra. Il lupo rimane tale (magari entro certi limiti), anche senza branco. Ma un uomo senza relazioni (senza entrare nel merito del tipo di relazioni), senza i contatti di una vita, non diventerebbe quello che si trova ad essere.

In questa visione l 'individuo non è prevaricato, anzi viene esaltato: io sono quello che sono, nella mia individualità, perchè ci sono altri uomini.