Giancarlo Sacconi

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I formidabili anni '80

Gli anni di Craxi.
Si può ben dire che gli anni '80 sono stati gli anni di Craxi.
Il 1^ gennaio del 1980 si spegneva Pietro Nenni, mentre Craxi conquistava definitivamente il Psi.
Quasi un pas
saggio di consegne, un segno del destino.
Con Nenni finiva la storia di un socialismo all'antica, permeato di alti valori umanitari, con il sogno del sol dell’avvenire e della marcia immortalata da Pelizza da Volpedo, fondato sull’irruenza oratoria, ma senza il sostegno di un’organizzazione moderna.
Craxi puntò subito all’ammodernamento del suo Partito, per preparare la modernizzazione del Paese.

Il 1980. Un anno di transizione.
Non è un caso se in quell’anno di transizione da un decennio all'altro si concentrano, tutti insieme, una serie di eventi presagi di una nuova epoca che avrebbe cambiato il volto dell'Italia, nonostante la pervicace resistenza di un mondo storicamente sorpassato.
Craxi fu uno dei pochi, e forse il solo politico, ad interpretare i cambiamenti in atto nella società italiana. Egli favorì, influenzò, accompagnò e si lasciò sedurre da quel nuovo mondo che faceva irruzione senza riguardi, alla ricerca disordinata di alleanze, ma senza rispetto e senza gradualità.
Si andava avanti. Chi c’era c’era, con spavalderia e intemperanza. Troppo tempo perso dietro le illusioni di un ideologismo che aveva prodotto lutti e disperazione.

TRASFORMARE LA RIVENDICAZIONE IN ASPIRAZIONE
Questo fu il messaggio rivoluzionario di Craxi percepito da gran parte della classe operaia e dall’intera classe dirigente non politica, ma che non si trasformò in consenso elettorale pieno, perché non si seppellisce un “mondo” con la brutalità che quella fase proponeva, senza suscitare una sorta di titubanza nella gente, aggredita da una feroce propaganda difensiva del “mondo di ieri” che di lì a poco sarebbe stato seppellito, lasciando scheletri vaganti alla ricerca di maschere nuove da indossare, che hanno imputridito e avvelenano ancora oggi l’atmosfera politica italiana.
E fu proprio quell’anno 1980 a condensare tanti fatti grandi e piccoli che aiutano a capire il senso della discontinuità e della frattura irrimediabile con il passato, favorite dalla felice intuizione politica di un uomo, che ha determinato in Italia il senso di marcia degli anni Ottanta, spazzando via decenni di dirigismo polveroso e burocratico.

La rivincita del capitalismo.
Sono questi gli anni dell'edonismo e dell'individualismo, del culto del corpo e dell'apparire, un nuovo Termidoro che mise fine all'era della ghigliottina terroristica di compagni che “sbagliavano” e del militantismo ideologico, ma che suscitò ovviamente profondi rancori e risentimenti per l’ingloriosa fine a cui aveva costretto i pettoruti soloni della sinistra radical chic, i quali non tardarono ad innalzare, appena fu loro permesso, un’altra ghigliottina, non meno feroce della precedente, contro la libertà (anche di sbagliare).
Nella società e nell'economia, nella televisione e nella politica, nel costume e nei comportamenti individuali, nell'abbigliamento e nei consumi, il 1980 non risparmiò sorprese, annunciando in pochi mesi la veemenza di una spallata che avrebbe raso al suolo il mondo degli anni Settanta.
È l 'anno in cui trionfa Ronald Reagan, profeta di una rivoluzione liberista che sgretolerà i pilastri  dell'invasione statale, del dirigismo, del Welfare State finanziato da una micidiale macchina fiscale.
È l 'anno di Lech Walesa che, prestando ascolto all'annuncio profetico del papa polacco, con Solidarnosc nei cantieri di Danzica, spezza le giunture del sistema comunista e prepara la rovina, sancita proprio alla fine del decennio, di un Muro che fino al 1980 e perfino fino a pochi attimi prima del colpo di piccone che ne avrebbe decretato la frantumazione, sembrava indistruttibile.
L 'Italia venne investita da un’ondata che interessò la vita di tutti i giorni e le dinamiche politiche nazionali. Gli anni ‘80 furono per il risparmio azionario, quello che gli anni ’70 erano stati per i BOT. La gente si avvicinava al rischio, la paura cupa del decennio precedente lasciava gradatamente strada all’iniziativa ottimistica e produttiva.
È il "liberismo" impetuoso, travolgente, incontenibile, che investì l'economia, ma anche i costumi con una nuova voglia di vivere che si manifestò prepotente ad ogni livello. Ma non a tutti (i livelli). Gli sconsolati cultori del passatismo, i neo-conservatori pervicaci del sogno comunista, i radical chic che naturalmente vivevano benissimo, e mandavano i loro figli a studiare nelle scuole inglesi e americane, bollavano come "selvaggia" questa voglia di benessere. E la Chiesa non mancava di mettere in guardia contro i pericoli dell 'edonismo.
                                         PENSARE PAESE
In quell’anno, su iniziativa socialista, vengono introdotte le ricevute fiscali, nonostante le riserve circa le possibili conseguenze elettorali (i commercianti erano e sono una lobby molto potente) in attuazione di quel "pensare paese" caro a Craxi, l’altro pilastro introdotto per la prima volta nella politica italiana. Prima di allora, e ancora oggi, in moltissimi ambiti politici, l’interesse preminente è il proprio partito, gli interessi che portano voti, il tutto favorito dal seppellimento di ogni idealità, sostituita da valori falsi e ipocriti. Non si guarda agli interessi del Paese.

Contro l 'invadenza dello Stato.
L 'invadenza dello Stato diventò un disvalore, anche in Italia in cui c 'era il panettone di Stato, le conserve di pomodoro di Stato, il monopolio statale della televisione.
Gli autori liberali, liberisti, libertari, conobbero il loro momento magico. Popper, von Hayek, Ludwig von Mises, e ancora Robert Nozick, teorico dello "Stato minimo". Minor ingerenza statale, maggior respiro agli individui e alla società, erano formule che sovvertivano decenni di modi di pensare, ereditati dal fascismo e fatti propri dal comunismo italiano.
Un sobbalzo elettrizzante che investì tutto l 'occidente, ma da noi vissuti anche come reazione al decennio di morte, più lugubre mai vissuto prima, nemmeno durante il fascismo.

Non furono anni cinici.
L'accusa di cinismo venne dai detrattori noti. Mai panzana più grossa fu sostenuta dai sostenitori dello Stato etico. Furono anni spietati è vero, ma rivolti a favorire la crescita e il benessere della gente, il benessere vero, di tutti, e senza lasciare fuori nessuno, ovvero compresi quelli che faticavano a tenere il ritmo.
Reagan fu accusato di contravvenire alle regole del realismo politico quando bollò l 'Unione Sovietica come "Impero del Male", impero che invece, messo sotto scopa, rovinò sotto un colpo di piccone! Oggi ci tocca leggere ancora (Toni Negri) che l 'Impero del Male sono gli Stati Uniti d 'America!

Voglia di divertimento
Riesplode nel 1980 il Carnevale di Venezia con la presenza della televisione, dopo anni di abbandono in seguito ai sensi di colpa dei pauperisti.
Sempre a Venezia, vengono ripristinati i “Leoni d 'oro” della Mostra del Cinema, messi al bando dalla ideologia del '68, perché simbolo di un potere gerarchico e arbitrario che contraddiceva il verbo egualitario e “democratico” di quella stagione.
Ma più in generale dappertutto si allarga questo desiderio di distrazione dopo gli anni bui della Repubblica.

Arriva la televisione commerciale.
Con la grande televisione commerciale, si impone la vera concorrenza del monopolio Rai. Nell’autunno 1980 Canale 5 si aggiudica i diritti calcistici del Mundialito, evento che sancisce la fine dell’informazione di Stato.
Nasce anche il primo telegiornale privato, “Contatto”, diretto da Maurizio Costanzo, simbolo del profondo cambiamento in atto (nonostante l’insuccesso).
Un altro cambiamento riguarda il modo ovattato dell’informazione sportiva, con il successo del “Processo del lunedì” di Aldo Biscardi, un’esplosione non solo metaforica, che si impone come modello di talkshow urlato e sguaiato.
La televisione comincia a soppiantare la piazza, quella prediletta nell'era in cui tutto era politica.

I nuovi "consumi" culturali.
Il 1980 è l 'anno in cui vengono esposti i Bronzi di Riace, inaugurazione dell'era dell'"evento” culturale. Si allarga l'interesse verso la cultura, attraverso nuove forme, nuovi linguaggi, nuovi riti di massa. È la sterzata, la "manifestazione" che attira irresistibilmente un numero incalcolabile di persone, attratte dal miraggio della “presenza”. Non più la manifestazione che risponde alla mobilitazione della politica, o alla tradizionale cerimonia a sfondo religioso. È una nuova forma di pellegrinaggio "consumistico" sì, ma autenticamente popolare.
Queste abitudini nuove non sono sempre apprezzato dagli esclusivi e ristretti circoli culturali, nei quali fa capolino un certo fastidio, a cui non è estranea anche parte della sinistra. Difficile infatti coniugare i nuovi fenomeni culturali con le crociate anticonsumistiche degli anni '60, che si richiamavano a "L'uomo a una dimensione" di Hebert Marcuse, prodromico del '68.
Questo espandersi della cultura nella "massa" non era visto di buon occhio, perchè percepito, non a torto, come un elemento che avrebbe indebolito le possibilità di "lotta". E invece i livelli alti e il basso della cultura cominciano irreversibilmente a mescolarsi, vengono infrante barriere, si contaminano i generi, si disintegrano le pareti che tengono distanti mondi tra loro prima incomunicabili.
Il Medioevo diviene argomento prediletto degli anni Ottanta, introdotto dal successo de "Il Nome della rosa" di Umberto Eco, forse come antitesi al paradigma “razionalista” del discorso politico classico.

 
 

L 'Italia diventa il 4^ Paese occidentale più sviluppato.
Questo straordinario risultato rivendicato dai socialisti, consentì all'Italia di superare la Gran Bretagna alla fine degli anni '80. Al riguardo uscirono voci ironiche che contestavano, come sempre clamorosamente, questi risultati, nascondendo peraltro una malcelata invidia. l 'atteggiamento sprezzante che è stata la cifra delle sinistre irriducibili nei confronti di ogni passo avanti del nostro Paese, nei pregressi cinquant 'anni di storia, e che ancora oggi si traduce nell 'incapacità di governare e/o di far emergere propri esponenti alla guida dei governi. 











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Questa classifica economica, basata sulla misurazione del Prodotto Interno Lordo, è confermata da una pubblicazione dell'Economist: Pocket World in Figures - 1993 Edition. Come si vede qui a destra l'Italia si trova al 6^ posto nella elencazione, dietro Usa, Giappone, Unione Sovietica, Germania, Francia, e davanti al Regno Unito, quindi 4^ dei paesi occidentali. Interessante anche l 'esame delle situazioni nei singoli settori, in molti dei quali l 'Italia occupa posti anche migliori.

Il terrorismo è messo alle corde.
Il 1980, con l’arresto di Patrizio Peci, è l'inizio della fine per i terroristi che avevano unilateralmente dichiarato guerra allo Stato italiano, anche se non mancano colpi di coda con sciagurate e lugubri scie di sangue. Non si possono dimenticare i sacrifici di Walter Tobagi e Vittorio Bachelet, Guido Galli e Girolamo Minervini, il generale dei carabinieri Enrico Galvaligi. Tutti assassinati brutalmente a sangue freddo.
Nel “covo” di via Fracchia a Genova il blitz dei carabinieri del generale Dalla Chiesa provoca la morte di quattro brigatisti, uccisi senza tante precauzioni. Lo Stato era passato al contrattacco e si percepì chiaramente (e drammaticamente) una sorta di generale “sollievo” in un’opinione pubblica esasperata dal terrore politico. Non si ricordano proteste per la violenza usata, né critiche ai Carabinieri. Tutt’altro!

Il 2 agosto la bomba alla stazione di Bologna coglie tutti di sorpresa e fa ripiombare nella cupa atmosfera dello stragismo para-golpista. Ma è chiaramente percepito che si tratta d’altro, rispetto al passato. E infatti ancora oggi si naviga nell’incertezza, nonostante la sentenza artatamente protesa a riprodurre un clima di altri tempi, ormai decisamente messo alle spalle dagli italiani. Secondo una recente ricostruzione di Cossiga, allora Presidente del Consiglio, peraltro aspramente contestata, ma ormai non solo da lui, si sarebbe trattato di una ritorsione dei palestinesi per il mancato rispetto del cosiddetto lodo Moro, un accordo segreto che permetteva il trasporto di esplosivo da parte di terroristi ai quali lo Stato italiano assicurava una specie di lasciapassare.

Il sindacato barricadiero entra in crisi.
Il 9 e 10 giugno 1985 in Italia gli italiani furono chiamati a decidere se abrogare la norma che comportava un taglio dei punti della scala mobile, promossa dal governo a guida socialista. Il referendum fu promosso dal PCI. Craxi, Presidente del Consiglio, dichiarò che se avesse prevalso il sì, si sarebbe dimesso il giorno dopo. La sconfitta dei comunisti fu umiliante. La Cgil fu abbandonata da larghe schiere di operai. Il vero promotore della legge fu Pierre Carniti, segretario Generale della Cisl, a cui si aggiunse la Uil terzo sindacato italiano. Craxi aveva tentato una mediazione fallita per la rigida opposizione comunista.  Una delle tante "perle" di Berlinguer.
C'era stato un precedente che aveva piegato il sindacato tutto: la “marcia dei quarantamila” nell'autunno del 1980 a Torino. La manifestazione dei "colletti bianchi", ma non solo, chiuse la stagione cominciata con l 'autunno caldo del '69. Cisl e Uil, raccolsero in positivo la sfida, e da lì iniziò una collaborazione fattiva con Craxi e i socialisti, con la Cgil di Lama perennemente contraria, anche contro il parere di Lama stesso, per rimodellare le relazioni industriali, i rapporti di forza nella società, gli equilibri tra i movimenti collettivi e le spinte di un nuovo individualismo soffocato nell'era del predominio ideologico.

Formidabile, quell'anno 1980.
Fu allora che si materializzarono indizi, segnali e premonizioni di un futuro che fu sviluppato con il concorso predominante dei socialisti di Craxi, purtroppo solo in parte, nel decennio successivo,

Un decennio Straordinario.
Questi anni furono definiti “Anni di fango” da Indro Montanelli. Un periodo “fangoso” per Giuliano Ferrara. Più propriamente “paludoso”. La palude in cui si ritrovò Craxi, quando assunse la guida di un partito minore e decise di attraversare quella palude contro i due colossi (Dc e Pci) che la presidiavano immobili a difesa dei propri privilegi. Grande merito di Craxi è quello di non essersi lasciato incapsulare nelle pastoie di un immobilismo ideologico, che sarebbe stato esiziale per il progresso del Paese, e di decidere invece di attraversare quella palude, con l’impossibilità di scansare gli inevitabili schizzi di fango che vennero poi ingiustamente assunti dai suoi detrattori come la cifra fondamentale di quell’epoca.

Uno sguardo alle cronache di quegli anni può darci un’idea delle mille contraddizioni e delle gravi difficoltà che affiancarono il difficile cammino di chi si trovò ad assumersi le responsabilità del Paese.
Quel decennio è stato detestato, deplorato come un condensato di volgarità, di rampantismo sfrenatamente cinico. Ma fu una rivoluzione che spalancò le porte dell'Italia alla modernità, ad una nuova epoca che verrà vissuta in modo tumultuoso, inevitabilmente sgangherato.
Si scoprì il piacere del gusto quasi d’improvviso, anche attraverso la possibilità di vedere, apprezzare e poter acquistare oggetti e prodotti di marca, capi griffati.
Niente di più naturale che in questa caotica esplosione di vitalità abbiano fatto capolino grossolanità e goffaggine, ma anch’esse si rivelarono manifestazioni positive di un processo di evoluzione dei costumi, denunciando l’arretratezza di chi si rotolava nello snobismo bacchettone.
Infatti, il meglio degli anni ’80 non è stato un privilegio di pochi. Tutt’altro. Tutti, ad ogni livello vissero questa sorta di smania di voltare pagina e vivere meglio, al di fuori del grigiore lugubre dell’ideologia, affinando la qualità della vita non solo dal punto di vista quantitativo, ma anche qualitativo e culturale.
Le agenzie di viaggio si specializzarono nelle vacanze di massa, a seguito dell’esplosione di una domanda solleticata dal miraggio dell'esotismo e del disimpegno.


Il narcisismo di massa.
Quel clima spettacolare definito da Roberto d 'Agostino "edonismo reaganiano", dominò in quegli anni euforici. Non sempre tutto si muoveva secondo canoni stilistici ancien régime. Come sempre accade quando la voglia di vivere esplode, nei comportamenti c'erano anche delle esagerazioni, che non hanno però mai intaccato minimamente la sostanza del fenomeno, forse effimero e fantasmatico, ma (ebbene sì!) formidabile.

"Il trionfo del privato"
È questo il titolo di un libro di Ernesto Galli della Loggia, uscito allora con Laterza, che riassume il senso di un cambiamento storico, di una svolta antropologica, accompagnata, tra l 'altro, da eventi che sembrano a prima vista frivoli, come l 'apice del successo raggiunto da un cantante come Julio Iglesias, il successo travolgente della Febbre del sabato sera di John Travolta, e quello di Innamoramento e amore di Francesco AlberonI.
È questo il cosiddetto “riflusso” rispetto all'onda esplosa e dilagata con il '68.

La redistribuzione dei ruoli.
Il mercato divenne fattore di progresso. Quelli che si definivano prima progressisti, deprecando un’Italia “vecchia”, ingiusta e illegale, ne divennero i difensori, trasformandosi in “conservatori” di quello status quo. L’elefantiasi materiale e ideologica dei due principali partiti, impedì loro di adeguarsi prontamente alle novità del consumo turbo e della secolarizzazione di massa.
E il dinamismo di Craxi, ne accentuò i ritardi, lasciandoli sbigottiti e frastornati, e incapaci di decifrare, a differenza dei socialisti, il nuovo mondo che si andava delineando.

I Socialisti.
Si svuotarono così le sezioni dei partiti tradizionali, ma si riempirono quelle dei socialisti, percepiti come i sostenitori di questo processo evolutivo e anche come i più coraggiosi artefici del superamento delle ideologie.
E sui socialisti si concentrarono la riprovazione e la condanna degli orfani dell’era ideologica.
Alla fine il protagonista di questo straordinario decennio fu condannato a morire fuori d'Italia, quell’Italia che aveva così intensamente amato e che aveva aiutato ad uscire dagli anni bui, in tutti i sensi.
E con lui fu azzerato il Partito Socialista Italiano.

 

Una rappresentazione economica del periodo:
Dalla mia relazione al Bilancio Crued del 12-5-1989