Giancarlo Sacconi

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Perfezionarsi

Noi viviamo in un mondo in cui niente è più definitivo, non ci sono traguardi, ci si muove nel giorno per giorno.
Le ultime grandi
ideologie ci hanno abbandonato lasciando macerie.
E si crede sempre meno al paradiso in terra.

Se pensiamo alla struttura della Commedia dantesca si incontrano due luoghi definitivi:
l'Inferno e il Paradiso.
Il Purgatorio non è un luogo definitivo perché è un transito.
Infatti quando la storia del mondo cessa, ciò che resta oltre la morte e dopo il giudizio finale, è l'Inferno e il Paradiso.
E quindi Dante vede il Purgatorio come un luogo di passaggio.

Per chi invece non crede nel definitivo, nell’Inferno e nel Paradiso, il Purgatorio è sì un transito, ma un transito senza fine. Cioè un transitare continuo fino alla nostra fine, una condizione immutabile. Quindi noi viviamo costantemente nel Purgatorio.
Che non è luogo di pena.
Ma è il luogo del proprio continuo e perfezionamento.

Infatti nel Purgatorio protagoniste sono le Virtù.
E la Virtù è la via per il raggiungimento della integralità umana.
Della perfezione dell'uomo naturale.
Del raggiungimento di un Paradiso umanizzato, perché l’uomo virtuoso può realizzare un Paradiso terreno, quindi non eterno.
Ma un Paradiso eterno non è necessario.

Nel primo canto del Purgatorio il protagonista è Catone, un pagano, un pagano che andrà in Paradiso.
Catone è l'uomo delle virtù.
Nel primo canto del Purgatorio c'è la celebrazione delle virtù umane.

I peccati dell'Inferno sono i medesimi di quelli del Purgatorio. Ma cambia il rapporto con il vizio perché nell'Inferno si è dominati dal vizio a tal punto che la volontà non è più capace di trasformazione, non è più capace di distacco. Si resta prigionieri del peccato eternamente.
Il cammino del Purgatorio è invece il cammino della purificazione, l'uomo che si libera dal peso del vizio.

 

Nel Purgatorio il rapporto con il vizio è un rapporto di contestazione del vizio. Lo stesso vizio è vissuto come un qualcosa che deve essere superato e vinto.

Nell'Inferno al contrario si rimane incatenati al vizio, al proprio desiderio, e non si è liberi, si è passivi. Solo la virtù può attivare il lavoro di purificazione dal vizio.

Il Purgatorio è un luogo dove il soggetto diventa attivo. E attraverso un lavoro su di sé, un grande lavoro su di sé, riesce a liberarsi dai legami con il male, con la deviazione.

Tanto nell’Inferno che nel Purgatorio si affrontano gli stessi vizi solo che nell'Inferno siamo prigionieri e passivi, nel Purgatorio siamo attivi e impegnati nella purificazione. Nei lussuriosi il poeta stilnovista che scompare
…. si ascose nella fiamma che l'affina.

Dante ricorre alla figura del fuoco purificatore, del fuoco che trasforma i metalli, questa grande alchimia dell'anima.
Là nell’Inferno è il fuoco della passione in senso negativo, qui il fuoco attivo, il fuoco della trasformazione.

Dice Chautebriand
Il Purgatorio supera in poesia il cielo e l’Inferno,
in quanto rappresenta un avvenire del quale entrambi sono privi.

L'avvenire metafora del Purgatorio è la capacità della propria costante trasformazione.
Quindi il Purgatorio non è il luogo della pena, ma è il luogo della costante attenzione a sé, che a fronte di una ricaduta riparte e ricomincia e si rinnova, e in questo cammino diventa sempre più forte.
Sempre più forte ma senza mai giungere alla completezza, perché per quanto virtuosi e capaci, dobbiamo sempre affrontare imprevisti nuovi, che le vicende della vita ci mettono di fronte.

Io sono buono, sono capace, sono onesto, ma come mi comporterò in una situazione di emergenza? Deciderò per il bene e per il meglio? Sono proprio così sicuro di essere così forte? O la condizione in cui mi verrò a trovare mi sbilancerà?
Ecco la purificazione infinita che offre la metafora del Purgatorio come il lavoro costante su di sé, la cura della propria anima, la virtù, nel cammino costante del nostro consolidamento e della nostra perfezione.
Questa opera di perfezionamento nell'uomo non arriva mai ad una definitività.
Allora la perfezione non esiste, esiste la perfettibilità.