Giancarlo Sacconi

Cenni biografici | Cosa penso di..| Aforismi | Curiosità

Tolleranza

La tolleranza dovrebbe essere solo una mentalità transitoria. Deve portare al riconoscimento. Sopportare è offendere.

La Tolleranza.

La tolleranza è un modo di trattare gli altri con amabilità.
Di prenderli così come sono, cioè di accettarli.
E quindi di non cercare di ridurli imperativamente ad una condotta, e nemmeno di avviarli a trovare una condotta che si ritiene giusta per loro.
Naturalmente è facile essere disponibili (tolleranti) nei confronti di chi è buono.
Meno facile è di essere disponibili e non aggressivi, quando ci si trova di fronte a persone indocili, insubordinate, ribelli.
E allora proprio in questo secondo aspetto la tolleranza si configura come una virtù, perché l’atteggiamento di disponibilità non dipende dal carattere o dallo stato d’animo naturale del soggetto nei confronti del prossimo, che non costituisce una virtù.

La tolleranza non è impotenza.
Se la tolleranza costituisce un'apertura verso l'altro, e lo accoglie così com’è, non significa che ci si annulla nei confronti dell’altro. Piuttosto invece si attiva una forma di sensibilità.
Così intesa la tolleranza costituisce comunque un diminuirsi per fare spazio, un diminuirsi accogliente, e perciò è strettamente connessa con l'umiltà.
Si è umili soltanto nella consapevolezza della comune fragilità.
Io ti “tollero”, non perché ti sopporto, ma perché la tua condizione attuale potrebbe essere la mia di domani, ed io non ne sono immune. Perciò sono restio a condannarti e ti vengo incontro se sbagli.
Quindi tolleranza e umiltà sono concatenate.

L’umiltà.
L'umiltà non la si deve però intendere mai come abbassare se stessi, degradarsi di fronte ad un altro uomo. Questa non è umiltà, è abiezione, meschinità.
Abbassarsi, degradarsi dinnanzi ad un altro è offendere se stessi.
Nella stessa tradizione cristiana, dove l'umiltà è tanto celebrata, si è umili coram deo, si è umili di fronte a Dio in quanto tutti creature. La misura dell'umiltà è Dio.
L'effetto dell'umiltà tende al reciproco sostegno nell'uguaglianza. E non alla diminuzione di sé.


La tolleranza non è indulgenza o impotenza.
Spesso si confonde la tolleranza coll'impotenza.
Ma chi è tollerante (umile) non è impotente.
Perché se è vero che comprende chi sbaglia, però è in grado di giudicare, e non è connivente con il suo errore, perché altrimenti non sarebbe tollerante ma sarebbe indulgente. Il che costituirebbe un cedimento al male.

 

La tolleranza deve avere il carattere della fermezza
Io comprendo la tua debolezza, però sottolineo di fatto che tu sbagli.
Perché se io non sottolineassi questo, il mio non sarebbe un atteggiamento tollerante, ma un irresponsabile cedimento al male.
E per fare questo ci vuole fermezza, una certa forma di coraggio.
Non con l’atteggiamento di chi guarda all’errore, ma di chi considera la caduta, cioè si domanda: ma perché questo ha sbagliato?
Perché è possibile che nell'errore chi sbaglia sia vittima di altri errori, che paghi il fio di altri errori, che paghi colpe non sue, che vengono a lui imputate per accorciare il debito.

Il capro espiatorio.
È facile trasformare spesso il colpevole in capro espiatorio. Spesse volte ci si inventa un capro espiatorio per nascondere le nostre colpe. Questo appartiene alla storia del sacro in cui si immola un capro espiatorio per allontanare da noi le colpe.
A maggior ragione si può trasformare chi ha commesso un errore in capro espiatorio, a copertura dei nostri errori.
Ma la persone tollerante, mite, questo non lo fa.

La tolleranza è anche pazienza.
Chi è impaziente è aggressivo, non può essere tollerante. Chi è impaziente tende a risolvere subito le cose e non a rendersi conto di come le cose stanno realmente e quanto possono cambiare se ci si applica.

Tolleranza, umiltà, fermezza, pazienza.
Il concetto come si vede si può a buona ragione allargare a questo insieme di elementi.
Le virtù come i colori dell'iride non sono separate le une dalle altre, trascolorano le une nelle altre.